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EDITORIALE

Nutrizione è condivisione

di Emanuele Ferrari, 25 Luglio 2022
Tempo di lettura: 5 min
Nutrizione è condivisione

Se provo a pensare al cibo, sono molte le immagini che riaffiorano alla mente: dai cibi esotici, quelli un po’ più particolari, ai piatti tradizionali. Trovo curioso, però, che la prima immagine a essermi apparsa in testa sia la pasta al sugo, e più precisamente le ruote, proprio quelle della mia Bisnonna, un classico dei miei pranzi domenicali.

Riflettendoci poi, non lo trovo più così curioso perché credo che sia il piatto che per eccellenza racchiude, in tutta la sua semplicità, la bellezza della quotidianità in famiglia per tanti italiani. In particolar modo l’immaginario del “pranzo dalla nonna” con la sua pasta al sugo appare come la rappresentazione più immediata di una situazione in cui ognuno si può facilmente immedesimare.

Ho un ricordo molto nitido di quel piatto bello pieno di sugo e Parmigiano Reggiano, che di regola dev’essere abbastanza per farci la scarpetta, anche perché si sa, le nonne non sono mai timide con le dosi.

Stessa cosa per la tavola, preparata sempre con la stessa tovaglia, perché io non sono un ospite e non ho bisogno di una tovaglia più bella, sono di casa.

Mangio quella pasta condita con lo stesso sugo da 25 anni e non mi stanca mai, ma nonostante l’abitudine qualcosa è cambiato: la mia percezione. Ora quella pasta ha per me un valore ben preciso. Prima era solo un semplice pasto, il mio stomaco si riempiva ed io ero contento così, nient’altro da aggiungere.

Ho sempre avuto una sola e unica visione del cibo, ovvero mangiare per saziarmi, tanto che il mio motto un tempo era «il cibo non si condivide» proprio perché era mio e nessuno doveva mettersi tra me e il mio stomaco.

Avendo sempre vissuto in un paesino di diecimila abitanti, crescendo mi è capitato raramente di confrontarmi con realtà al di fuori della mia, i miei amici dell’oratorio vivevano quasi tutti le mie stesse esperienze di vita e se devo ripensare alle nostre scelte per quanto concerne la nutrizione riconosco molte similarità. Questo ambiente, per quanto io sia un grande amante dei piccoli paesi e del loro senso di comunità e pace, non mi ha mai aiutato a realizzare quanti modi esistano di vivere e interpretare il concetto stesso di nutrizione. Raramente mi è capitato in fase di crescita di pormi un quesito come questo.

E poi è arrivato quel qualcosa che ti porta a guardare altrove, che ti spinge ad ampliare le tue vedute. Per me quel qualcosa ha un nome ben preciso: Andrea.


Andrea è il mio attuale fidanzato, un fiero Emiliano Doc, di quelli che almeno una volta a settimana deve mangiare rigorosamente i tortellini fatti in casa. Si sa, l’Emilia Romagna è una regione che ti cresce a pane e Parmigiano Reggiano, che ti insegna a riconoscere il valore di ogni eccellenza gastronomica locale, tanto che questo orgoglio diventa parte integrante della tua personalità. Considerando poi la varietà e la qualità di queste eccellenze, non sorprende quindi trovare un Emiliano che diventi automaticamente “paladino della sua terra”, pronto a difendere i suoi prodotti DOP e IGP in giro per l’Italia e per il mondo.

E nonostante molti di questi piatti tipici siano presenti regolarmente sulle tavole di tutta Italia e praticamente chiunque abbia una conoscenza base della cucina emiliana, Andrea in pochissimo tempo mi ha portato a vederne le mille sfumature.

L’Emilia Romagna mi ha accolto come esploratore e mi ha dato modo di conoscere e di innamorarmi di sapori che non erano nuovi al mio palato, ma che in qualche modo non avevo assaporato mai così da vicino.
Da lì è iniziato per me un percorso di riscoperta del concetto di nutrizione, del valore delle tradizioni e di quanto il cibo nasconda una bellissima storia che ho da subito voluto raccontare attraverso il media che più sentivo mio: Instagram.

Ho la fortuna di poter parlare a un pubblico vasto e variegato e, allo stesso tempo, questa mia sete di conoscenza mi ha portato a volerne sapere sempre di più. La mia community si è da subito interessata alle storie legate al cibo dandomi un grande valore aggiunto: la loro esperienza personale.

Ognuno di loro ha iniziato a raccontarmi la propria piccola realtà e io ho iniziato ad assorbire quanto più possibile le loro esperienze, cercando successivamente di dare voce a quelle tradizioni che, a mio parere, hanno bisogno di essere ricordate e tramandate. È partito così un costante scambio interpersonale, ricco di sfaccettature e scoperte, che con il passare del tempo è diventato sempre più gratificante. Ed è stato proprio questo viaggio verso la scoperta di tutte le declinazioni del concetto di nutrizione a consolidare più che mai la mia community.

Lo scambio perenne di informazioni, spunti e tradizioni mi ha permesso di costruire un legame forte, sincero e leale. Si potrebbe quasi dire che loro hanno iniziato a nutrire me e io a nutrire loro. Tutto questo partendo dalla semplice condivisione di un piatto sui social.

Ritengo dunque che nutrirsi non sia puramente un sinonimo di mangiare, ma significa sopratutto scoprire nuovi sapori, e avere qualcuno con cui condividere il momento del pasto. Nutrirsi diventa quindi condivisione. Mangiare insieme è un atto di amore, che sia offrire ciò che si è preparato o semplicemente dedicare del tempo per farlo assieme. I pranzi, le ricorrenze, i momenti speciali sono sempre stati per noi italiani delle vere e proprie riunioni tra persone, parenti e non, che si incontrano per passare del tempo in allegria.

Nutrirsi è anche ricordare perché preparare da mangiare riempie la cucina di profumi che rimandano automaticamente a dei ricordi d’infanzia, alla gioia di trovarsi con la famiglia, con gli amici.

Proprio per questo, quando Harper Collins mi ha dato l’opportunità di scrivere un libro, l’ho intitolato Il Sapore dei Ricordi: una raccolta di aneddoti e ricette della famiglia Ferrari, e in particolar modo della mia bisnonna Maria. Tra proverbi locali, piatti della tradizione novarese e rivisitazioni caserecce dei grandi classici della cucina italiana, penso che tra quelle pagine si possa riconoscere una tipica famiglia italiana. Tutti abbiamo, o abbiamo avuto, quella nonna che tra una tisana alla malva e una crostata alla frutta ti racconta gli aneddoti di famiglia. Non importa che tu li abbia già ascoltati mille volte, né che ad ogni racconto diventino sempre più fantasiosi: non ti stancherai mai di ascoltarli.

Ho sempre pensato di essere un animo vecchio in un corpo giovane, una sorta di mosca bianca, che alla discoteca preferiva la tarda serata a giocare a carte con i nonni. Ma proprio grazie ai social ho scoperto che il mondo è pieno di ragazzi come me.

Al contrario di ciò che si potrebbe pensare, riscoprire una tradizione, un prodotto o un’eccellenza locale è quasi un’esigenza per i giovani. Sarà forse per questo che in una città frenetica e moderna come Milano stanno spopolando le osterie tradizionali, gestite da pittoresche “sciure” over 80 che, tra un risotto con l’ossobuco e una cotoletta fritta rigorosamente due volte, snocciolano alla loro clientela supergiovane perle di saggezza dei loro tempi. Le nonne sono sempre nonne. L’amore e l’affetto che mettono nei loro piatti è qualcosa che va oltre il saziarsi, è nutrirsi nel senso più ampio del termine.

Da Nord a Sud, passando per ogni piccola provincia, ho ritrovato questo bisogno da parte della mia community. Si è creato così una sorta di ponte territoriale tra me e loro, la voglia condivisa di ricostruire giorno dopo giorno il nostro passato per capire meglio il nostro presente.

Amare il posto in cui si è nati vuol dire amare chi si è, le proprie radici, ed è necessario valorizzare la bellezza che ci circonda.

I miei follower mi hanno riempito di messaggi e consigli, dove ognuno ha voluto raccontarmi le proprie meraviglie e tradizioni e così mi si è accesa una lampadina. Perché limitarmi alla mia famiglia quando l’Italia è piena di Bis, Zia Robi e Nonno Tonio?

Durante la pandemia ho deciso di mettermi in gioco. Viaggiare era impossibile così ho deciso di girare l’Italia attraverso il cibo. In questo modo sono nati una serie di contenuti che col tempo hanno creato un vero e proprio format: la Giornata Regione, 24 ore di esplorazione virtuale di una regione a scelta. Sarò sincero, non mi aspettavo fosse così complicato fornire una rappresentazione fedele dei cibi tipici di ogni regione italiana… perché ce ne sono tantissime!

Sono partito giocando in casa, con il Piemonte, ma nonostante la familiarità che pensavo di avere con la mia regione, l’esperimento non è andato proprio secondo i piani. Alcuni piatti che davo per scontato essere della tradizione piemontese erano in realtà legati esclusivamente al territorio di Novara. Da lì ho capito che serviva un lavoro di ricerca e documentazione più ampio per conoscere e riadattare al meglio i piatti che sarei andato a preparare.

Anche in questo caso i consigli non sono tardati ad arrivare, la mia community si è mobilitata subito per fornirmi tutte le informazioni necessarie, dapprima tramite ricette più o meno semplici da ricreare e, successivamente, all’apertura dei confini regionali, indicandomi i posti giusti dove assaggiare piatti autentici. Il cambiamento era avvenuto: ormai non ero più io a raccontare le usanze culinarie della mia famiglia, ma ho sentito la necessità di dar voce a tante altre famiglie italiane. È come se il mio profilo Instagram si fosse evoluto in una sorta di TripAdvisor dove i suggerimenti dei follower e i miei stessi contenuti sono pubblici e accessibili a tutti.

L’Italia è un paese dalla cultura (non solo) culinaria così ricca e variegata che inevitabilmente ci sono moltissime usanze che in qualche modo rischiano di essere dimenticate, o quantomeno non propriamente valorizzate. Attraverso contenuti di questo tipo mi piace pensare che insieme alla mia community stiamo facendo qualcosa per mantenerle vive.

Ora a quel tavolo, la domenica a pranzo, non ci siamo solo io e la mia bisnonna, ma anche tutte quelle persone che in qualche modo si sono presentate con una sedia e si sono unite portando ciascuno qualcosa di tipico. Le porte di casa sono state aperte e sono pronte per accogliere chiunque abbia voglia di raccontare la propria storia, e io sono qui a prendere nota di tutto, con tanta sete di conoscere, condividere e nutrirmi.

Illustrazione © Andrea Mongia

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