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Arte Sella – Incorporare la natura nella prassi artistica

di Lucia Adanti, 19 Settembre 2022
Tempo di lettura: 10 min
Arte Sella – Incorporare la natura nella prassi artistica

Arte Sella è un luogo dove ogni forma di espressione della creatività umana si fonde con il contesto naturale e i suoi elementi, dando vita a un dialogo unico tra l’ingegno dell’uomo e il mondo naturale. Nato nel 1986 dalla volontà di un gruppo di amici di creare un luogo dove artista e natura potessero entrare in completo contatto fisico e spirituale, oggi Arte Sella è un polo di ricerca e sperimentazione attiva. Giacomo Bianchi, attuale presidente, racconta la storia e l’evoluzione del progetto, le sfide di ieri e quelle future per capire quale importanza assume non solo a livello artistico ma anche teorico nella ricerca di un nuovo dialogo tra uomo e natura.

Arte Sella è un progetto unico nel panorama artistico italiano e internazionale. Quali sono le sue origini e le caratteristiche che lo contraddistinguono rispetto a progetti di tipo più tradizionale?
Arte Sella nasce spontaneamente nel 1986, dalla volontà di un gruppo di abitanti della Val di Sella, una valle meno nota rispetto ad altre ma unica dal punto di vista naturalistico.

Dagli anni ’80, le poche attività presenti hanno iniziato un drastico declino tanto che la valle stava rischiando di cadere in rovina e di essere abbandonata; perciò nasce l’esigenza di creare un progetto in grado di portare qui un nuovo valore basandosi su presupposti diversi da quelli del passato.

Date le caratteristiche del posto, l’idea del gruppo è stata quella di trasformarlo in un luogo di incontro e condivisione per gli artisti provenienti dall’area del middle europea.

Arte Sella non nasce come un progetto a lungo termine, ma piuttosto come un’iniziativa intima, con lo scopo di far condividere agli artisti uno spazio confinato, il giardino di Villa Strobele, per un periodo di tempo limitato che andava dalle 2 alle 3 settimane: qui vivevano insieme e si scambiavano idee per produrre opere di arte effimera.

In pochi anni, partendo da questa idea del luogo come origine della creatività, Arte Sella ha iniziato a concentrarsi sul concetto di “Arte nella natura” come una modalità di lavoro e di creazione artistica in natura che prendeva spunto da movimenti già strutturati come la Land Art e l’Arte povera, con questa idea che l’artista deve, in primis, mettersi in ascolto del luogo. Anche il visitatore è chiamato ad immergersi completamente nella natura: ciò che contraddistingue Arte Sella è la modalità di esperienza del tutto unica. All’utente viene – indirettamente – richiesto di usare tutto il suo corpo e i 5  sensi, anche l’olfatto. E dato che le opere vivono in un contesto mutevole, sono a loro volta in cambiamento, quindi sappiamo che qui ogni esperienza è davvero unica.

Se questo progetto nasce per essere circoscritto nello spazio e nel tempo così come anche la produzione delle opere, quale è invece oggi la visione di Arte Sella?
L’evoluzione di Arte Sella è un percorso di 35 anni ed è evidente che i presupposti iniziali siano cambiati. Ci sono alcuni elementi fondativi che invece rimangono invariati, fanno ancora parte della nostra prassi e sono quelli che ci contraddistinguono. I due principi fondamentali sono:

  • la non ossessione per la permanenza delle opere: sia l’artista che ArteSella, ma anche i visitatori condividono questa idea che, un po’ come l’uomo è una presenza effimera nella natura perché ha una scadenza, così anche le opere d’arte seguono lo stesso ritmo. La traccia che lasciamo rappresenta una nuova modalità di interazione, è un organismo che muta, si evolve e cambia. Questa metafora fortissima, rappresenta lo stare dell’uomo in natura che è in continua trasformazione. Siamo molto concentrati sul concetto di cambiamento ed evoluzione tanto che il metodo di produzione delle opere è molto diverso dagli anni ’80 e la nostra mission si è evoluta: oggi questo è un luogo di ricerca che per un artista significa essere messo di fronte a nuove ipotesi di lavoro con la natura;
  • la genesi dell’arte: oggi come agli inizi, Arte Sella invita l’artista a pensare e creare nuove forme di relazione con il territorio. L’artista si perde in questo luogo, lo studia non solo dal punto di vista naturalistico ma anche antropologico e storico. Ecco perché l’opera è stratificata: nasce qui e qui rimane.

In questo percorso lungo 35 anni, l’uomo e la natura hanno subito significativi cambiamenti. Qual è stato quello più significativo che ha interessato Arte Sella dalle sue origini ad oggi?
Si è notevolmente evoluto il concetto di ecologia, è cambiata la coscienza collettiva su quanto l’Homo Sapiens sia in grado di plasmare la natura a suo uso e consumo fino al punto di poterla distruggere. Oggi anche la relazione tra artista e natura è enormemente cambiata ed è riscontrabile nella prassi sotto molteplici punti. Quello più evidente è l’uso dei materiali, che in principio erano solo naturali, raccolti nel giardino della villa e nei boschi, ed erano una chiara evidenza fisica del tema ecologico.

Agli inizi, c’era un desiderio di sintonia quasi atavico con l’elemento naturale, una volontà di ritorno alle origini. Oggi questa modalità di interazione risulta un po’ naïf e un po’ ingenua; la relazione uomo natura è di tutt’altra complessità e focalizzarsi solo un elemento per affrontare il tema ecologico non rappresenta adeguatamente questa complessità.

Ora, lavoriamo molto con artisti che incorporano la tecnologia nelle loro opere o il cui lavoro è frutto di una relazione con la scienza, perché con l’arte e i suoi strumenti possiamo davvero incidere a livello sia concettuale sia programmatico su questa devastazione antropocentrica che interessa la contemporaneità. Un ritorno alle origini è impossibile e anche ingiusto, nega l’evoluzione dell’uomo che, per quanto ambigua, è costellata di tanti atti creativi che sono espressione della sua intelligenza.

Arte Sella è  progetto di continua ricerca che indaga la contemporaneità, esplora la complessità del rapporto uomo-natura, non celebra la perfetta sintonia tra i due mondi ma piuttosto vuole immaginare le possibilità di un nuovo rapporto abbracciando più ambiti come quello scientifico e tecnologico.

Da anni invitiamo anche molti architetti di fama internazionale ad interrogarsi su questo tema, per avere da loro un input perché, proprio nell’architettura, questo rapporto assume forme molto complesse soprattutto in virtù del principio della non permanenza. Le costruzioni dell’uomo sono i prodotti che più impattano sulla natura e che, soprattutto negli ultimi anni, stanno inglobando sempre più elementi tecnologici. Quello che accade qui non vuole diventare una risposta seriale, ma, come la ricerca primaria per la scienza, fornisce degli input intellettuali che pian piano possono trovare espressione anche nell’architettura.

Come riescono a convivere arte e ambiente pur essendo regolati da leggi – umane e naturali – e tempi di vita diversi – immortale e mortale?
L’arte è libera deontologicamente ma questa definizione è ambigua soprattutto per una realtà come Arte Sella che è anche espositiva e dove le opere vengono fruite in modo ravvicinato dai visitatori. Da un lato la creatività ha bisogno di non essere imbrigliata da regole umane, dall’altro un contesto “museale” deve rispettare le norme per la sicurezza. Gli artisti collaborano con profili tecnici per trovare il giusto compromesso tra espressione artistica e sicurezza.

Il calcolo strutturale da parte degli ingegneri è un passaggio fondamentale, è una forma di dialettica tra artista e regole, tra creatività e quotidianità e rappresenta la società moderna in bilico tra la normalizzazione e la spontaneità. 

Arte Sella promuove una nuova concezione del tempo in cui cade la certezza e la volontà che l’opera duri per sempre; si vuole riportarla dall’immortalità alla mortalità, a quello che è il tempo della natura. Un esempio eclatante è la tempesta del Vaia, un evento meteorologico estremo che ha interessato queste zone nell’ottobre del 2018; in 5 ore sono stati spazzati via circa 8 milioni di alberi e anche il giardino di Arte Sella è stato completamente distrutto. Questo azzeramento totale avvenuto in un tempo incontrollabile, in una prima fase ci ha lasciato totalmente sconvolti ma poi abbiamo capito con più forza il concetto di tempo, tra mortale e immortale: avevamo il dovere di accogliere e incorporare questo processo trasformativo all’interno della nostra metodologia artistica. Adesso le opere durano in media dai 10 ai 15 anni che è già un altro tempo rispetto allo standard dell’arte, ma

per noi è importante tener sempre in conto che la natura è mutevole e l’opera deve abitare in un flusso.

L’opera di Arcangelo Sassolino chiamata Physis, interpreta benissimo il tema del tempo: consiste in un enorme blocco di granito di 40 tonnellate tagliato a metà, dotato di un meccanismo attivato da un pannello fotovoltaico che avvicina ed allontana le due parti in base all’energia del sole. Rappresenta il tempo della natura, questi due massi che racchiudono essi stessi le diverse ere geologiche e che si trasformano, avvicinandosi e allontanandosi, seguendo i tempi della natura che non sono fissi e regolari. È un invito per lo spettatore a mettersi in ascolto, ad attendere una nuova forma di tempo. L’opera si appropria di una quarta dimensione, che è quella temporale.

Alcune innovazioni tecnologiche hanno cambiato molto la società e le modalità di interazione che in alcuni casi arrivano anche alla smaterializzazione. Quali incideranno maggiormente sul futuro di Arte Sella e come?
È difficile capire quali eventi futuri avranno la forza di incidere sull’arte in modo significativo. Da parte nostra c’è piena fiducia nell’artista e nella sua capacità di vedere, prima di chiunque altro, gli aspetti che segneranno la società e quindi anche l’arte. 

Oggi si parla molto del tema del tema del digitale, della virtualità, del metaverso oppure anche di genetica che, pur essendo un tema molto meno mainstream, è interessantissimo anche per il mondo dell’arte. Non sappiamo con certezza quali fenomeni avranno maggior impatto e quali direzioni tracceranno ma siamo in un momento di grande cambiamento che lascia spazio a molte possibilità.

Pensiamo alla video arte: all’inizio nessuno aveva capito le potenzialità di questo strumento eppure grazie agli artisti ha generato esempi di portata eccezionale.

Le opere sono sempre proiettate verso il futuro perché se rimanessimo focalizzati sul presente difficilmente riusciamo a dare dei messaggi significativi per la società. Un esempio significativo è Liquid Landscape di Daan Roosegaarde, questo prato liquido dove le persone possono camminare: la percezione è affidata allo spettatore che fluttuando su questa superficie dialoga intimamente con la natura.

Nell’anno di fondazione, quale è stata la sfida più difficile che Arte Sella ha affrontato?
La sfida più dura è stata senza dubbio quella culturale: innestare questo progetto in un contesto molto tradizionale che non aveva mai conosciuto quel tipo di linguaggio è stato molto difficile perché la gente del luogo non riusciva a comprenderlo. Negli anni ‘80, Arte Sella era un progetto già molto particolare e farlo arrivare in questa valle è stato come arrivare con una nave aliena e stravolgere la quotidianità di questi luoghi. Il linguaggio dell’arte contemporanea che usava gli elementi presenti in natura, all’inizio ha generato molta diffidenza tra le persone ma allo stesso tempo anche tanta curiosità. Il risultato poi è stato straordinario: piano piano l’arte è riuscita a comunicare con gli abitanti del luogo ed oggi il progetto è molto apprezzato.

E quali sono le grandi sfide del presente?
Ci sono del sfide legate ad eventi naturalistici come ad esempio quelli atmosferici che sono sempre più anomali rispetto a quelli noti e hanno una portata a volte distruttiva come la tempesta del 2008; oppure nuove varietà di insetti che attaccano gli alberi fino a farli morire.  Questo tipo di fenomeni sono sempre più frequenti e spesso imprevedibili mentre ci sono altri su cui possiamo agire e abbiamo il dovere di farlo. Una grande sfida per noi è quella della mobilità: come riusciamo a far accedere i visitatori ad Arte Sella senza impattare troppo sulla natura? Noi abbiamo una grande responsabilità rispetto a questo tema e ci interroghiamo su come rendere l’accesso più ecologico e sostenibile senza dover arrivare ad adottare misure estreme.

Si parla sempre di più di Antropocene proprio per indicare come l’attività dell’uomo prevarichi la natura anziché conviverci in modo rispettoso. Come presidente di Arte Sella quale consiglio ci può dare?
Il consiglio più grande che posso dare è quello di incorporare nelle nostre vite la complessità della natura. Anche il termine Antropocene, a mio avviso, demarca una separazione tra i due mondi, quello umano e quello naturale, e l’uso di questi termini dualistici indica la considerazione della natura come altro da noi. Questo è l’aspetto più sbagliato. Dobbiamo abbattere questo dualismo, riunire i due mondi in modo che tornino ad essere una cosa sola e riconsiderare la capacità dell’uomo di generare non solo cose distruttive ma anche creative nel rispetto con la natura circostante.

© Foto Bartolomeo Rossi

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